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Racconti di san Nicola: Le Chiese e lo zar Nicola II

Maggio 6, 2008

Nella Russia del tempo passato era molto diffusa la devozione per San Nicola, e ancora oggi sono molte le fasce di devoti. Nel secolo XIX a Mosca si contavano diciotto chiese dedicate al Santo e ciascuna aveva un nome diverso, corrispondente alle virtù taumaturgiche più note del vescovo mirese. Ecco così il tempio dedicato a San Nicola protettore dei marinai, quello eretto per San Nicola protettore degli studenti; e appariva anche San Nicola salvatore dei fanciulli, e così via.

La più famosa era Nikola Moiasky: di fronte alla sua icona pregarono i potenti, e sanguinari, zar di tutte le Russie, da Ivan il Terribile a Nicola II, l’ultimo “ piccolo padre” travolto, assieme all’impero e a tutti suoi stretti familiari, dai drammatici giorni della Rivoluzione d’Ottobre. Quest’ultimo aveva una grande devozione per San Nicola. Nella Basilica barese esiste un registro di illustri visitatori con la sua firma. Correva l’anno 1895 e Nicola Romanoff era ancora Zarevich, cioè principe ereditario, e venne in pellegrinaggio alla tomba del santo portando un ricco regalo. Poi nel 1917 la rivoluzione bolscevica. Nell’archivio nicolaiano abbiamo trovato un giornale dell’epoca: descrive il palazzo della Duma , il parlamento russo, nel quale fu letto l’atto di abdicazione di Nicola II di fronte alle masse insorte contro la secolare tirannia degli zar.

Ci sono, in quel giornale, particolari interessanti. Ecco così l’imperatore alle prese con quel sontuoso, magnifico palazzo: “…Nicola II, che subiva momenti di acuto ascetismo, fece spogliare l’edificio d’ogni sfarzo; poi, quando le pareti furono bianche, lo regalò alle rappresentanze popolari. La Duma vi s’insediò, ma tuttavia lo Zar continuò ad occuparsene come s’egli ne fosse ancora il proprietario. A poco a poco l’edificio s’affollò d’immagini di santi. Sessantotto ne furono disseminate sulle pareti . Alcune, con le aureole larghe come macine da mulino, occupavano tutta una parete sola. Cominciò con l’effigie della Madonna. Ne fece dipingere venti. Con disegno uguale, ma in differente grandezza. Poi ordinò venti grandi figure di san Nicola Taumaturgo”. Lo stesso giornale racconta come fu conosciuto l’atto di abdicazione di Nicola II, in quel Palazzo che volle privare del suo fasto e nel quale disseminò le immagini nicolaiane. Scrive il giornale:”…Gutskoff, rappresentante del governo provvisorio, e Sciulghin, membro del Comitato esecutivo della Duma, giunsero alla casa della Duma e la trovarono affollata di popolo e di soldati. Gutskoff comunicò con voce fioca, nella sala di San Nicola, l’atto dell’abdicazione. Non sapeva più parlare. Le sue energie fisiche erano affrante. Il suo viso, sparuto, non era dissimile da quello dei prigionieri liberati dal carcere dei santi Pietro e Paolo:la rivoluzione aveva compiuto la sua parabola. I radunati là entro cantavano, si abbracciavano”.

Era finito l’impero di uno zar che si chiamava Nicola: aveva fatto appendere nella Duma venti grandi figure del vescovo di Myra, la sua abdicazione fu letta in una sala dedicata a san Nicola, a Bari volle la costruzione di un ospizio per pellegrini russi che ancora oggi propone un tocco orientale in una classica città meridionale.
In questi ultimi tempi la Chiesa ortodossa l’ha proclamato santo.

Racconti di san Nicola: Aspetti devozionali russi

Maggio 6, 2008

I russi avevano molto leggende su san Nicola ma anche la devozione nicolaiana era- ed è- molto diffusa in quelle terre. I mendicanti , quando tendevano la mano al loro prossimo nella speranza di avere un rublo, o semplicemente una parola di conforto, lo facevano :” In nome di Dio e di San Nicola”. Nel medioevo, le sentile che, vigili, erano appostate sugli spalti delle mura cittadine e dei poderosi castelli , si chiamavano fra loro con una serie di invocazioni che terminavano con una frase che echeggiava, solenne, nelle notti silenziose e pur gravide di pericoli: “ San Nicola Taumaturgo, prega per noi”. Se ad un russo poi in procinto di affrontare un viaggio , si fosse domandato quanto tempo sarebbe stato lontano , la risposta era questa: “ Quanto piacerà a Nikolaj”. I soldati portavano sul petto una targhetta di rame con l’immagine del Taumaturgo per essere difesi dalle ferite mortali. Naturalmente anche in Russia era il protettore del mare e una leggenda vuole che sia giunto anche ad Archangel da Bari sopra una grande pietra da molino. Fra l’altro la festa di san Nicola aveva le stesse date, salvo gli sbalzi del calendario russo, era celebrata il 6 dicembre e il 9 maggio: a dicembre giorno della morte del Santo, e festa liturgica anche per la chiesa ortodossa; e il 9 maggio in ricorrenza dell’arrivo delle ossa Bari. L’avvenimento della traslazione era considerato come un grande fatto religioso, laddove i greci lo consideravano un autentico furto.

Quell’evento veniva celebrato in tutte le chiese ortodosse con una bellissima preghiera che così diceva: “ E’ giunto il giorno della luce: la città di Bari si rallegra, con lei l’universo intero gioisce con inni e canti spirituali.E’ la sacra solennità del trasporto delle gloriose reliquie, operanti guarigioni, dl Vescovo e Taumaturgo Nicola” La grande gioia russa si giustificava con il fatto che il gesto barese aveva sottratto le sacre reliquie ai musulmani che si stavano impadronendo di Myra e che certo non erano interessati, diversamente dal mondo cristiano, alla loro conservazione. Le ricorrenze del 9 maggio e del 6 dicembre avevano un’appendice estiva: la “ nikolscina”, un rito mutuato dalla civiltà contadina che rinnovava l’antica celebrazione dell’amicizia. Un proverbio così cantava: “… per la nikolscina invita amici e nemici: tutti diventano amici”. L’incontro solitamente si concludeva con l’uccisione di un grasso bue le cui carni, arrostite su legna di querce, venivano allegramente divorate da amici e da nemici; e anche dai mendicanti , sempre in onore e nel nome di san Nicola benedetto.

Molte diffuse erano le immagini nicolaiane: esse erano invero modeste nelle isbe dei poveri, ma,nelle case borghesi, facevano bella mostra di sé per lo smalto ei fregi. I più ricchi invece possedevano icone tempestate di gioielli preziosi. C’erano al riguardo numerose fabbriche di icone che lanciavano sul mercato migliaia e migliaia di manufatti. Il lavoro era opportunamente programmato nel senso che, all’interno di queste piccole officine, prestavano servizio operai addetti soltanto a tagliare e a intonacare le icone; altri provvedevano a dipingere i visi e tute le rimanenti parti delle immagini. Le fabbriche sorgevano a Mosca, a Pietroburgo e a Kiev e l’impostazione del disegno era primitiva e rudimentale, a somiglianza delle prime immagini sacre introdotte in Russia dal mondo bizantino, allorché una principessa di Bisanzio andò sposa ad un potente zar e incominciò l’affermazione della religione cristiana. San Nicola solitamente era raffigurato con un piviale dai rilievi in oro e in argento e talvolta anche con l’incastro di autentiche perle orientali, naturalmente per la gente che disponeva di molti rubli.

Racconti di san Nicola: San Nicola e il mondo russo

Maggio 5, 2008

Da tempo immemore i russi hanno fatto di san Nicola un loro Santo privilegiato anche perché il Vescovo di Myra, attraverso i miracoli e le leggende di cui si favellava nelle isbe, nei villaggi, nelle grandi città, colpiva fede e immaginazione. Ed era così forte la fiducia in lui che le anime semplici lo ponevano al di sopra degli stessi patriarchi, dei profeti, degli Apostoli, dei martiri, di tutti gli altri santi. Nelle chiese l’icona nicolaiana era collocata in un posto d’onore. Quello accanto alle immagini di Cristo e della Santa Vergine. I fedeli, specialmente nelle festività solenni, accendevano numerose candele; e, nelle giornate di neve e quando scendeva la sera, l’immagine benedicente appariva sempre illuminata dal lieve tremolare delle piccole fiammelle. Nella liturgia ortodossa il giovedì era dedicato al Vescovo di Myra – a Bari è il mercoledì il giorno dedicato al Santo. In tutte le chiese in quel giorno si leggevano episodi e momenti particolari della sua vita. Un’icona troneggiava anche nella corte dello zar e la consuetudine voleva che, ai suoi piedi, fossero deposte grandi ceste di pane e di frutta da distribuire poi ai sacerdoti poveri e ai mendicanti.

Ancora oggi le mogli dei pescatori del mar Caspio e del mar Nero si tramandano le dolci nenie, dedicate al Protettore dei marinai. San Nicola era anche protettore dei campi e la sua immagine piaceva agli antichi mugic perché proteggeva dai lupi anzi era convinzione che, nel giorno della sua festa, tutte le bestie feroci divenissero miti e amiche dell’uomo. C’è un racconto che i vecchi russi narravano, con grande scandalo dei popi e dei credenti, fedeli alla linea dogmatica della chiesa ortodossa. Secondo questo racconto, ad un contadino fu all’improvviso annunciata la morte di Dio. Nello steso tempo gli fu posta la domanda imbarazzante: come sarebbe andato avanti l’universo ora che non c’era più il suo divino creatore?. “ Non c’è da aver alcun timore”, rispose il buon mugik. “ C’è sempre il nostro san Nicola!”. La vasta popolarità di Nicola ha d’altra parte antiche radici nella Russia di tutti i tempi. Un’enciclopedia pubblicata nei tempi in cui la Russia era sovietica, la figura del nostro Santo veniva presentata come un incrocio tra una divinità pagana dell’Asia Minore e un tal Nicola dell’VIII secolo. Da alcune tribù finno-turche d’altronde egli fu per lungo tempo considerato l’unico Dio cristiano, anche se da alcune fasce di popolazioni della Siberia era adorato come il dio della…birra.

San Nicola era naturalmente ben presente nelle preghiere del popolo e venivano addirittura elevate preci collettive allorché la Grande Madre Russia correva grossi pericoli a causa dei suoi nemici esterni. Una preghiera di tal genere è ricordata nientedimeno che dal Voltaire nel suo libro “ Histoire de Charles XII, roi de Suède”. Correva l’anno 1700 e in quel tempo gli Svedesi sconfissero pesantemente le armate russe che lasciarono sul campo 18 mila morti. Quando la notizia giunse nella capitale fu tale e tanto lo spavento dei moscoviti che si diffuse una voce secondo la quale la vittoria nemica era dovuta a una possanza sovrumana e che gli Svedesi erano guidate dalle vittoriose forze del male. Quel convincimento divenne così generale che furono ordinate pubbliche preghiere a San Nicola, protettore di tutte le Russie. L’inizio della preghiera, che si elevava in tutte le chiese e anche nei più sperduti monasteri dell’immensa terra russa, suonava così: “ O Tu che sei nostro consolatore perpetuo in ogni nostra avversità, grande san Nicola, infinitamente potente, con quale peccato ti abbiamo offeso nei nostro sacrifici, nelle nostre genuflessioni e azioni di grazia, che tu ci hai così abbandonati?”

Racconti di san Nicola: Bari e san Nicola

Maggio 5, 2008

Grande è la devozione esistente in Russia per san Nicola, Patrono della città di Bari e le cui ossa sono custodite nella grandiosa Basilica in riva al mare.

Naturalmente anche in Russia è il protettore del mare e una leggenda vuole che Egli sia giunto anche ad Archangel da Bari sopra una grande pietra da molino. Fra l’altro la festa di san Nicola, salvo gli sbalzi del calendario russo, è celebrata anche in Russia il 6 dicembre e il 9 maggio: a dicembre giorno della morte del Santo, e festa liturgica anche per la chiesa ortodossa; e il 9 maggio in ricorrenza dell’arrivo delle ossa Bari. L’avvenimento della traslazione, cioè il momento in cui Baresi trafugarono le ossa di san Nicola da Myra per portarle a Bari, è considerato dai Russi come un grande fatto religioso, laddove i greci lo consideravano un autentico furto.

Quell’evento è celebrato in tutte le chiese ortodosse con una bellissima preghiera che così dice: “ E’ giunto il giorno della luce: la città di Bari si rallegra, con lei l’universo intero gioisce con inni e canti spirituali.E’ la sacra solennità del trasporto delle gloriose reliquie, operanti guarigioni, dl Vescovo e Taumaturgo Nicola” La grande gioia russa si giustificava con il fatto che il gesto barese aveva sottratto le sacre reliquie ai musulmani che si stavano impadronendo di Myra e che certo non erano interessati, diversamente dal mondo cristiano, alla loro conservazione. Le ricorrenze del 9 maggio e del 6 dicembre avevano un’appendice estiva: la “ nikolscina”, un rito mutuato dalla civiltà contadina che rinnovava l’antica celebrazione dell’amicizia. Un proverbio così cantava: “… per la nikolscina invita amici e nemici: tutti diventano amici”. L’incontro solitamente si concludeva con l’uccisione di un grasso bue le cui carni, arrostite su legna di querce, erano allegramente divorate da amici e da nemici; e anche dai mendicanti , sempre in onore e nel nome di san Nicola benedetto.

Grande devozione per San Nicola di Bari, l’aveva lo zar II l’ultimo “ piccolo padre” travolto, assieme all’impero e a tutti suoi stretti familiari, dai drammatici giorni della Rivoluzione d’Ottobre. Nella Basilica barese esiste un registro d’illustri visitatori con la sua firma. Correva l’anno 1895 e Nicola Romanoff era ancora Zarevich, cioè principe ereditario, e venne in pellegrinaggio alla tomba del santo portando un ricco regalo.
A Bari esiste una Chiesa ortodossa russa, fondata dallo zar nel 1913, e tuttora attiva e punto di riferimento dei grandi pellegrinaggi russi che, per tutto l’anno, arrivano a Bari. I russi devoti di san Nicola hanno così due riferimenti particolari. La grande Basilica barese che conserva le reliquie nicolaiane, e la loro chiesa ortodossa che si distingue con le sue belle cupole alla maniera moscovita. E con il suo pope venuto dalla Russia lontana.

Vito Maurogiovanni