Nella Russia del tempo passato era molto diffusa la devozione per San Nicola, e ancora oggi sono molte le fasce di devoti. Nel secolo XIX a Mosca si contavano diciotto chiese dedicate al Santo e ciascuna aveva un nome diverso, corrispondente alle virtù taumaturgiche più note del vescovo mirese. Ecco così il tempio dedicato a San Nicola protettore dei marinai, quello eretto per San Nicola protettore degli studenti; e appariva anche San Nicola salvatore dei fanciulli, e così via.
La più famosa era Nikola Moiasky: di fronte alla sua icona pregarono i potenti, e sanguinari, zar di tutte le Russie, da Ivan il Terribile a Nicola II, l’ultimo “ piccolo padre” travolto, assieme all’impero e a tutti suoi stretti familiari, dai drammatici giorni della Rivoluzione d’Ottobre. Quest’ultimo aveva una grande devozione per San Nicola. Nella Basilica barese esiste un registro di illustri visitatori con la sua firma. Correva l’anno 1895 e Nicola Romanoff era ancora Zarevich, cioè principe ereditario, e venne in pellegrinaggio alla tomba del santo portando un ricco regalo. Poi nel 1917 la rivoluzione bolscevica. Nell’archivio nicolaiano abbiamo trovato un giornale dell’epoca: descrive il palazzo della Duma , il parlamento russo, nel quale fu letto l’atto di abdicazione di Nicola II di fronte alle masse insorte contro la secolare tirannia degli zar.
Ci sono, in quel giornale, particolari interessanti. Ecco così l’imperatore alle prese con quel sontuoso, magnifico palazzo: “…Nicola II, che subiva momenti di acuto ascetismo, fece spogliare l’edificio d’ogni sfarzo; poi, quando le pareti furono bianche, lo regalò alle rappresentanze popolari. La Duma vi s’insediò, ma tuttavia lo Zar continuò ad occuparsene come s’egli ne fosse ancora il proprietario. A poco a poco l’edificio s’affollò d’immagini di santi. Sessantotto ne furono disseminate sulle pareti . Alcune, con le aureole larghe come macine da mulino, occupavano tutta una parete sola. Cominciò con l’effigie della Madonna. Ne fece dipingere venti. Con disegno uguale, ma in differente grandezza. Poi ordinò venti grandi figure di san Nicola Taumaturgo”. Lo stesso giornale racconta come fu conosciuto l’atto di abdicazione di Nicola II, in quel Palazzo che volle privare del suo fasto e nel quale disseminò le immagini nicolaiane. Scrive il giornale:”…Gutskoff, rappresentante del governo provvisorio, e Sciulghin, membro del Comitato esecutivo della Duma, giunsero alla casa della Duma e la trovarono affollata di popolo e di soldati. Gutskoff comunicò con voce fioca, nella sala di San Nicola, l’atto dell’abdicazione. Non sapeva più parlare. Le sue energie fisiche erano affrante. Il suo viso, sparuto, non era dissimile da quello dei prigionieri liberati dal carcere dei santi Pietro e Paolo:la rivoluzione aveva compiuto la sua parabola. I radunati là entro cantavano, si abbracciavano”.
Era finito l’impero di uno zar che si chiamava Nicola: aveva fatto appendere nella Duma venti grandi figure del vescovo di Myra, la sua abdicazione fu letta in una sala dedicata a san Nicola, a Bari volle la costruzione di un ospizio per pellegrini russi che ancora oggi propone un tocco orientale in una classica città meridionale.
In questi ultimi tempi la Chiesa ortodossa l’ha proclamato santo.